Palinuro
Capo Palinuro
Capo Palinuro è proteso nel mare per ben 2 Km, e con i suoi 8,5 Km di perimetro costiero è il più imponente promontorio della costa Cilentana. In tempi molto lontani il promontorio era un’isola staccata dalla terraferma da una lingua di mare.
Il suo nome è di origine greca e deriva dall’unione di “palin” (nuovo) e “ouros” (vento), proprio per indicare il fatto che Palinuro è un luoo dove il vento gira, infatti non a caso una delle sporgenze del promontorio si chiama “Capo Spartivento”.
La sua storia è da sempre legata a leggende che affondano le radici in un passato millenario. Molto noto è il mito del nocchiero di Enea, Palinuro, che trova la sua morte proprio in mare.
Alla fine del III millenio a.C. esisteva un insediamento sulla Tempa della Guardia. Venne abbandonato per motivi ignoti e ripopolato nella media Età del Bronzo, nel XVI secolo a.C.
Dopo la fondazion e di Elea l’area palinurese rimase sotto il controllo della potente città greca. Piccoli insediamenti enotri gravitavano tutt’attorno a quest’area che anche in epoca romana rimase scarsamente abitata. Il epoca medioevale sul capo prosperò il villaggio di Molpa che si trovava al di sopra della foce del fiume Lambro. In un periodo successivo arrivarono i Bizantini, i Longobardi e poi i Normanni, i quali rafforzarono le difese della Molpa costruendo una roccaforte, i cui ruderi sono ancora oggi ben visibili. Nel XV secolola Molpa fu attaccata da orde ottomane che la resero disabitata. Nel XVI secolo il feudo di Molpa-Palinuro venne acquistato dal nobile spagnolo Sancho Martinez de Leyna, che si occupò di rinforzare le difese costiere con la costruzione di 10 torri, alcune scomparse, altre ancora in buone condizioni. Agli inizi dell’Ottocento Gioacchino Murat, re di Napoli, sfruttò la posizione strategica di Capo Palinuro, e fece costruire una serie di fortini difensivi utilizzati successivamente anche dai Borboni.
Palinuro è rimasto un povero paese di pescatori fino al 1955, quando con la costruzione da parte dei francesi del Club Mediterranée, il piccolo villaggio fu proiettato improvvisamente tra le mete internazionali.
Ad eccezione del periodo invernale, dal porto di Palinuro partono le escursioni intorno al Capo, con le visite alle famose grotte (Grotta Azzurra, Grotta delle Ossa, Grotta dei Porci). Tutt’attorno si trovano spiagge rinomate, che d’estate richiamano molti bagnanti, tra cui autentici gioielli come la Cala del Buondormire, delle Marinelle, dei Porci, e la spiaggia dell’Arco Naturale, che si affacciano su un mare incontaminato.
Il profilo del capo è molto aspro, e ha una serie di propaggini più o meno aguzze che gli fanno da corona, tra le quali si aprono cale di grande suggestione. La più estrema è “Punta Iacco”, su cui si erge uno dei fari più alti d’Italia.
Sulle pareti rocciose cresce rigogliosa la Primula palinuri, un fiore antico sopravvissuto fino ai nostri giorni dall’ultima glaciazione, oggi simbolo del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

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Acciaroli – il litorale Poco più a Sud di Punta Licosa vi attende lo splendido litorale di Acciaroli. La spiaggia è comoda e ben attrezzata

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San Marco di Castellabate Tra San Marco e Santa Maria di Castellabate si distende una lunga lingua di spiaggia dorata proprio ai piedi dello stupendo borgo di Castellabate.

punta licosa
punta licosa www.puntalicosa.it E’ uno di quei luoghi dove la parola “mare” assume dimensioni spettacolari. La storia emerge dai resti di una villa romana che