POLLICA

Tra mare e montagna

Posto a 370 metri sul mare il paese di Pollica ha origini poco conosciute sia per quanto riguarda il nome, secondo alcuni derivato da terminologia greco-bizantina (polìchne: piccola città), sia per quanto riguarda la sua fondazione, avvenuta forse ad opera dei monaci basiliani, o più tardi, nel IX sec, per migrazione di abitanti di alcune località vicine. 

Viene citata per la prima volta in documenti ufficiali nel 1113, quando faceva parte dei territori concessi alla famiglia Sanseverino da Ruggiero Borsa, figlio di Roberto il Guiscardo. Alla fine del Trecento il territorio di Pollica entrò nei possedimenti della famiglia D’Alamagna (o de Alamannia), che successivamente la vendette ai Capano, originari di Rocca Cilento, che ne rimasero in possesso fino alla fine del Settecento, come ricorda il bel palazzo feudale di Pollica, restaurato di recente. 

Come tutti i nuclei abitati di questo comprensorio, il paese ha mantenuto gradevolmente le sue caratteristiche di centro rurale, concedendo poco spazio a trasformazioni del suo aspetto urbanistico originale. Nella breve visita si incontra subito la Chiesa di San Nicola, edificata nel XVII sec probabilmente su una cappella preesistente, dotata di una possente torre campanaria con copertura a piramide. All’interno meritano menzione l’altare maggiore in marmi policromi, le decorazioni del soffitto eseguite nel 1890 dal pittore Matteo Cilento, con al centro la figura di San Nicola e, sopra l’ingresso, le portale del coro splendidamente distinte con angeli e cherubini. 

Oltrepassata la chiesa si arriva subito nella centrale e raccolta piazzetta Nicola della Cortiglia dove l’estate si può effettuare una gradevole sosta ai tavoli di un bar. 

Sulla sinistra l’imponente portone d’ingresso al seicento Palazzo della Cortiglia, ricca famiglia di origine spagnola, permette di accedere ad una corte interna con grandi archi a volte a cui vale dare un’occhiata. 

Dalla grandiosa piazzetta, una breve via in salita conduce al Castello dei Principi Capano, dove lo sguardo viene subito catturato dalla massiccia torre a pianta quadrata che domina sui tetti del paese. L’edificio, di recente restaurato e visitabile, ha mantenuto intatta la sua struttura, risalente al rifacimento effettuato nel 1610 da Vincenzo Capano e, si riconoscono ancora perfettamente i vari ambienti di servizio: le stalle, il frantoio, i posti di guardia, i depositi dei viveri. Ritornati in piazza si può procedere verso il convento, seguendo la via Umberto I, che attraversa la parte orientale del paese. Costruito tra il 1611 e il 1625, il Convento Francescano di Santa Maria delle Grazie si trova poco al di sopra del paese in superba posizione panoramica. Dal piccolo piazzale antistante, dove si trova la statua di San Francesco, verso sinistra la vita spazia sul Golfo di Velia e, oltre, fino a Capo Palinuro, mentre sulla destra si gode di un bel panorama verso il pese e le balze collinari. La cappella a singola navata, degli inizi del XVIII sec, è riccamente decorata con stucchi bianchi ed è coperta da un bel soffitto a cassettoni che al centro ospita una tela dell’Assunta. Pregevole è anche il coro ligneo settecentesco che si trova dietro l’altare. La statua della Madonna dell’Assunta, posta in una nicchia sul fondo, viene portata in solenne processione il 2 di luglio lungo le vie del paese. Proseguendo per circa 900 metri in direzione della frazione di Celso si vedono le imponenti rovine del convento della Madonna di Costantinopoli. Costruito su una preesistente cappella edificata da popolazioni di fuga da Costantinopoli, saccheggiata nel 1453 da Maometto II, fu donata agli Agostiniani che, nel 1610, realizzarono l’imponente convento. Pur non essendovi un ufficiale percorso di visita, che tra l’altro non è esente da pericolo, vista la precarietà strutturale del grande complesso, è difficile resistere alla tentazione di addentrarsi tra i suggestivi ambienti, in parte sotterranei, il chiostro, e le massicce arcate che sostengono i muri esterni, oltre alla chiesa in cui vi sono ancora consistenti tracce di affreschi, tombe gentilizie e stucchi policromi. 

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