Velia
La città di Velia, il cui nome greco era Elea, fu fondata dagli abitanti di Focea, una città greca dell’Asia minore conquistata dai persiani. Secondo Strabone, un autore di origine greca, vissuto all’epoca dell’imperatore Tiberio, i focei conquistarono una città dell’Enotria (nome che usavano i greci per indicare il meridione d’Italia, e il cui significato è il “paese dei vigneti”), e ne fecero la loro patria. Velia si trova sull’attuale costa di Ascea e sull’acropoli sono stati ritrovati i resti di un piccolo villaggio. La felice posizione geografica trasformò Elea (Velia) in una tra le Polis più ricche della Magna Graecia.
I suoi due porti (uno sul mare, e uno sul fiume Alento) hanno permesso ad Elea di evitare la conquista dei lucani, al contrario di quanto avvenne a Poseidonia (Paestum). Nell’88 a.C. La città diventò un municipio romano, ma conservò il diritto di battere moneta e parlare greco.
Elea (Velia) fu un grande polo culturale dell’antichità, la scuola eleatica fu molto importante nella scuola della filosofia e i suoi principali esponenti furono: Parmenide, Zenone e Melisso di Samo. Ad Elea soggiornarono anche i filosofi Senofane e Leucippo. Fino almeno al 62 d.C. Operò una fiorente scuola medica. Di Velia furono i due grammatici Stazio e Palamede.
Pur non colpendo il visitatore con la maestosa immagine che offrono i templi della vicina area archeologica di Paestum, gli scavi della città di Velia suscitano grande interesse e permettono la comprensione di un momento storico fondamentale non solo per il Cilento, ma per quella vasta area dell’Italia meridionale che andò a far parte della Magna Graecia.
La disposizione degli edifici, come si desume dalla lettura dei pannelli informativi che accompagnano il visitatore lungo il suo percorso, racconta come si viveva a quel tempo. Una strada principale attraversava la città da nord a sud e terminava ai due estremi con Porta Marina Nord e Porta Marina Sud. Sull’acropoli sorgevano gli edifici pubblici: sono visibili le rovine di un tempio ionico e il teatro e sono stati ritrovati anche i resti “del villaggio in poligonale”. L’opera più importante per la sua imponenza è la “Porta Rosa”, un arco a tutto sesto costruito con blocchi parallelepipedi giustapposti, avente funzione di sottopasso oppure di acquedotto; costituisce uno dei più antichi esempi di arco in occidente. Di una particolare bellezza scenografica è la possente Torre Angioina costruita sull’acropoli, da cui si gode uno stupefacente panorama su tutta la piana di Velina. Nelle due piccole chiese presenti sono stati allestiti due spazi espositivi relativi all’età arcaica e classica nella Cappella Palatina e all’età ellenistica e romana nella chiesa di Santa Maria.
Quello che vediamo oggi è il risultato delle varie ristrutturazioni e dalla sua sommità si gode di uno spettacolare panorama sulla cittadina e su tutto il golfo di Salerno. Nel centro storico si trovano due chiese. La già citata chiesa di Santa Maria di Costantinopoli risale al XVI secolo, restaurata esternamente in epoca recente. E’ ornata da una bella porta bronzea raffigurante la Madonna protettrice dei marinai, tema che ricorre anche nel dipinto sul soffitto.
La seconda è la chiesa madre dedicata ai santi Pietro e Paolo, e la si incontra quando si sale verso il castello. Le sue origini risalgono alla fine del VI secolo. La porta principale è adornata da un pannello bronzeo, che raffigura i due Santi che proteggono la città. Ospita diversi altari risalenti al ‘600-‘700, tele ottocentesce e alcune statue lignee.
Il centro storico si presenta particolarmente grazioso e affascinante di sera, illuminato dalle tenue luci gialle delle sue lanterne.


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